Ormoni vegetali – Applicazioni pratiche sui bonsai
Tratto da una lezione di Marco Beconcini svolta nel 2010, un interessante articolo sugli ormoni vegetali e sulle loro implicazioni in ambito bonsai.
di Marco Beconcini e Simone Chiarelli
Una corretta conoscenza delle caratteristiche degli ormoni vegetali di sintesi, può aiutarci nelle pratiche di coltivazione della pianta a cui ci troviamo di fronte quotidianamente parlando di bonsai.
Il bonsai a livello di coltivazione è una pianta in vaso e come ogni pianta in vaso è sottoposta a stress di varia natura che vengono accentuati in molti casi da:
– PARTICOLARITÀ DEI TERRICCI
– RIDOTTO SUBSTRATO A DISPOSIZIONE
– DIFFICOLTÀ NELL’IRRIGAZIONE
– FRAGILITÀ DELL’APPARATO RADICALE
– RINVASI SPESSO IMPATTANTI
Un ottimo aiuto può essere fornito dai prodotti a base di Fitormoni.
E’ interessante prendere in considerazione le principali operazioni di coltivazione del Bonsai e i rispettivi ormoni da tener in considerazione per avere un aiuto concreto.
Rinvaso
Quando effettuiamo un cambio di vaso, sia che si tratti di un vaso bonsai o di ciotola di coltivazione, modifichiamo l’ambiente radicale. Tagli di radici e capillari, cambi di substrato, eliminazione del pane originale, rinvasi fuori stagione, possono determinare stress talvolta irrimediabili.
Anche il finto rinvaso, ovvero il posizionamento di una pianta in un contenitore più grande senza toccare le radici, porta ad uno stress, in quanto la radice deve penetrare nel nuovo substrato spesso diverso dal precedente e necessita in qualche caso di un aiuto. In questo caso è utile apportare delle Auxine ed in particolare Acido Alfanaftalacetico.
Le auxine favoriscono lo sviluppo di radici nuove, consentono di riattivare il metabolismo della pianta consentendo di avere un minor impatto su di essa. Prodotti con NAA 0,1 % da usare come anti stress radicale.
Yamadori
Gli espianti non perfetti, o dove non è possibile arrivare a prendere molto pane radicale determinano possibilità ridotte di sopravvivenza per la pianta espiantata, tuttavia possiamo provare ad aiutarci anche in questo caso irrorando le radici con Auxine (NAA 1 %) e la chioma con NAA 0,1 %.
Propagazione per talea e margotta
Per avere buone probabilità di successo in queste due pratiche è necessario l’impiego di ormoni radicanti. Anche in questo caso le Auxine fanno al caso nostro, usiamo acido Alfanaftalacetico e quindi prodotti con NAA 1% circa.In formato liquido o in polvere, nel caso della talea distribuiamo l’ormone alla base della talea stessa aumentando la capacità di formare radici avventizie. Nel caso della margotta, da applicare nella zona del cambio rimossa prima di inserire il terriccio oppure nebulizzato sul substrato.
Stress da freddo, colpi di calore, malattie provocate da insetti o funghi prolungate nel tempo, stress salino, stress da marciume radicale: tutti casi nei quali il metabolismo della pianta si interrompe e non sempre ritorna alla situazione ottimale per ripartire.ORMONE DA IMPIEGARE : Auxine – Acido alfanaftalacetico NAA o Acido indolbutirrico IBA 0,1 %.
Stasi vegetative o difficoltà nel germogliare
Talvolta le piante con fusti importanti o comunque longeve, hanno difficoltà di emettere nuovi germogli. La pratica del Bonsai tende a invecchiare la pianta e anche su piante formate ci può essere bisogno di un ringiovanimento (perdita di un ramo, ritiri di linfa ecc. ecc.). Prima di procedere a operazioni più invasive come l’innesto o il cambio di vaso è possibile fare un tentativo con gli ormoni radicanti. In questi casi si deve ricorrere alle Gibberelline (GA1-GA3 Acido gibberellico al 2%). Le gibberelline infatti a determinate concentrazioni possono indurre il ringiovanimento della pianta e stimolare l’apertura delle gemme quiescenti.
Dormienza del seme
Non tutte le specie hanno un alto tasso di germinabilità. Questo dipende da molti fattori che devono essere ottimali per far si che si formi la giovane pianta come la temperatura, la stagionalità, la vigoria del seme, la pianta madre ecc ecc.
Gli ormoni possono interrompere questa dormienza e far aumentare le possibilità di successo nella semina. Si impiegano le Gibberelline (GA3 Acido gibberellico 10% circa). Le gibberelline hanno la caratteristica di interrompere la dormienza del seme soprattutto se la causa è la temperatura.
Cimatura o potatura verde
La cimatura, ovvero l’asportazione dell’apice del germoglio, è praticata in fase di formazione della pianta per la regolazione della chioma e per la riduzione della vigoria del ramo cimato, in modo da frenare le parti apicali della vegetazione e da bilanciare lo sviluppo dei germogli e della ramificazione arretrata secondaria e terziaria. Asportando la gemma apicale, luogo dove viene sintetizzata gran parte dell’auxina, si ottiene una riduzione della dominanza apicale ed un conseguente aumento di vigoria sulle gemme e sulla ramificazione arretrata. Sulle gemme laterali, in parte per l’effetto delle citochinine, in parte per effetto dell’aumento della sintesi di auxina, vedremo un aumento della vigoria e della crescita.
L’uso di citochinine nel bonsai senza asportarne l’apice, può accelerare la formazione della ramificazione e della struttura della pianta.
Figura tratta da Piero Guarino – L’impiego dei brachizzanti sulle piante ornamentali.
Brachizzanti
L’allungamento dei germogli in una pianta avviene attraverso due modalità, per divisione e per distensione cellulare. Come detto nella prima parte, le Gibberelline hanno maggiore influenza sui processi di distensione cellulare.
L’effetto dei brachizzanti (i termini latino bracus e greco brachys, significano corto) è quello di contrastare l’azione dell’acido Gibberellico e quindi di limitare la crescita cellulare per distensione.
In particolar modo i brachizzanti (o nanizzanti) hanno effetto sull’accrescimento primario (per allungamento quindi) piuttosto che sull’accrescimento secondario (distensione in larghezza). Quindi il loro effetto è quello, limitando la crescita per distensione, di limitare l’allungamento degli internodi e di tenere la chioma della pianta compatta ed equilibrata.
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