Il cobra
di Sergio Bassi
Premessa
Mi è capitato di cercare su internet spunti per realizzare i daiza per le mie pietre.
Questo è esattamente lo scopo degli esempi che troverete.
Non intendo insegnare niente a nessuno, inoltre essendo un lavoro artigianale ognuno lavora in modo diverso, con le proprie capacità, attrezzatura, gusto, convinzione, esperienza, mettendo sempre al primo posto l’esaltazione della pietra.
Cercherò di scegliere pietre che hanno bisogno di soluzioni particolari, anche se non s’inventa nulla.
Le critiche garbate e costruttive, sono sempre ben accettate.
Il lettore tenga presente che inizialmente le foto sono state fatte per un ricordo personale e successivamente usate a scopo diverso.
Il Cobra
Come molti suisekisti, anch’io cerco di dare un nome poetico alle mie pietre. Non perché ci tenga in modo particolare, ma perché mi aiuta ad identificare la pietra a cui mi riferisco in quel preciso momento.
Fig. 1, 2 3 Questa pietra di basalto rinvenuta all’isola d’Elba, ha una somiglianza così spiccata che il nome anche se banale viene da sé, diciamo che non può essere chiamata diversamente.
Un daiza con la forma di quelli delle pietre antropomorfe non mi sembrava adatto. Essendo una “pietra oggetto”, ho potuto giocare con la fantasia. Ho pensato ad un cesto tipo quelli usati dagl’incantatori di serpenti.
Le pietre alte e pesanti hanno bisogno di basi adeguate che garantiscano stabilità, questa soluzione me l’ha garantita e, pur essendo piuttosto vistoso, per me anche le dimensioni non sono esagerate.
Il problema era di fare un cesto perfettamente tondo e proporzionato.
Fig.4 e 5 Per prima cosa ho dovuto trovare un tocco di legno che avesse un’altezza ed una larghezza adeguata, poi (foto da 5 a 6) un amico che avesse e sapesse usare il tornio.
Andrea Terinazzi è davvero speciale, è sempre disponibile a dare una mano ed è un artigiano bravissimo.
Grazie a lui il ciocco, come una crisalide che diventa farfalla, ha cambiato totalmente aspetto.
Quando me lo ha consegnato mancavano solo le rifiniture.
Grazie ad un punteruolo costruito da Andrea, mi è stato possibile completare “il cesto” creando un disegno che richiamasse il materiale vegetale con cui abitualmente vengono costruiti questi contenitori.
Per il colore ho pensato ad un marrone chiaro. Anche se inusuale per i daiza classici, credo che per contrasto ed espressività sia accettabile.