Un sabato a sabbiare
di Simona Hirsch
“Sole, sabbia e… mare!” esclamerete voi amici lettori.
“No, Bonsai!” preciso io.
Infatti queste sono state le tre componenti di uno splendido e interessantissimo sabato pomeriggio, dove il sole non era per niente scontato, dato che ha piovuto per tutta la mattina, il fattore maltempo ci ha fatto veramente tremare.
Dopo questa breve digressione, vorrei raccontarvi di questa esperienza che il nostro socio Enrico Zangarelli ha reso possibile; a lui un grazie enorme.
C’erano diverse piante e risultati sono stati ottimi, nella lavorazione del secco l’uso della sabbiatrice
fa quello che in effetti accade in natura: anni di agenti atmosferici e vento che trasporta pulviscolo hanno un effetto erosivo apprezzabile proprio sulle parti secche degli alberi.
Si tratta di risultati visibili, quindi preferisco che a raccontare siano proprio le immagini.
Si cerca innanzitutto di proteggere la parte verde delle piante da lavorare, altrimenti l’azione erosiva della sabbia rischia di rovinarle (Figura 1 e 2).
Come vedete (Figura 3) bisogna essere adeguatamente protetti, con tuta e soprattutto maschera per evitare di respirare la sabbia e ferirti gli occhi, anche noi che mantenevamo a una certa distanza a fine serata ne eravamo ricoperti!
Ad aprire le “danze” è stato la pianta del nostro tesoriere Franco Renai (Figura 4 e 5).
In figura 6 vediamo dettaglio del secco lavorato della pianta di Franco.
Lo strano individuo (Figura 7) con cappellino in testa, maschera da sub e mascherina per il naso è proprio il nostro presidente Sergio Bassi che nel frattempo si sta dando da fare con la sua pianta, purtroppo la sua pistola ha smesso di funzionare proprio sul più bello, quindi l’opera è rimasta incompiuta”.
In Figura 8 si può vedere l’effetto della sabbiatura dopo il suo primo intervento; su questo secco non ancora del tutto stagionato occorrerà lavorarci ancora.
Poi è stata la volta del Pino Mugo di Andrea Terinazzi (Figura 9): il lavoro della sabbiatrice qui ha enfatizzato maggiormente lo splendido secco di questa pianta.
Insomma, direi che l’esperienza oltre che piacevole per la compagnia è stata veramente interessante per i risultati che come avete potuto vedere sono decisamente apprezzabili, soprattutto noterete come la sabbiatura abbia in tutti i casi enfatizzato le venature delle piante.
Andrea Terinazzi afferma: ” Per i più giovani… Nel preparare un secco si deve intervenire con una preparazione e avere la pazienza di aspettare che il sole il freddo I batteri facciano il loro lavoro. Ovviamente ci sono eccezioni tipo susini e altri frutti che prevalentemente sono aggrediti da insetti e larve quelli forse sono i più facili da ottenere con uso di frese e /o attrezzi che rodono il legno Il secco si prepara il tempo lo matura. Il liquido da jin si dà solo dopo anni di naturale attacco di batteri.
Lo sbaglio più grande è quello di togliere comunque legno e io l’ho fatto capendo però di non essere nella strada giusta….kimura negli anni ’90 ha esasperato questo tipo di intervento sul Bonsai che per noi era spettacolare, piano piano mi sono dissociato da questo tipo di lavorazione soprattutto perché non sono Kimura!”
Simona Hirsch